Un’estate al mare!…(Forse!)
- L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, tramite le sentenze gemelle del 9.11.2021 (n. 17 e 18), ha stabilito che la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime – tra cui la proroga sino al 2033 introdotta in piena emergenza pandemica – è in contrasto con il diritto eurocomunitario e, in particolare, con l’art. 49 TFUE (che disciplina la libertà di stabilimento), nonché con l’art. 12 della Direttiva 2006/123/CE (cd. Direttiva Servizi).
Ne deriva che né i Giudici, né la P.A., potranno applicare tali norme “interne”.
- Cosa accade, dunque, agli (eventuali) atti di proroga rilasciati dalla P.A. (magari in seguito ad una sentenza favorevole)? Anche in questo caso, la sostanza non cambia: gli attuali concessionari non possono vantare alcun diritto a proseguire nel rapporto di concessione.
La motivazione risiede nel fatto che le proroghe intervenute derivano direttamente dalla Legge e gli (eventuali) atti adottati dalla P.A. costituiscono solo atti dichiarativi che “ribadiscono” la proroga stabilita dalla Legge. Dunque: la legge ha “creato” la proroga; la legge (che ha creato la proroga) va disapplicata; la proroga della concessione…è come se non ci fosse mai stata (!).
E poi: le concessioni demaniali sono riconducibili ai “rapporti di durata”; quindi anche un’eventuale sentenza favorevole che abbia riguardato la propria concessione, non traghetterebbe la stessa concessione…verso acque sicure, ovvero al riparo della scure del 2023.
- Infatti, il 31 dicembre 2023 costituisce la dead line – individuata dai Giudici Amministrativi – entro la quale la P.A. e il Legislatore devono allinearsi a quello che l’Europa chiede (da un po’).
Quindi: da un lato, le Amministrazioni devono predisporre le procedure di gara e, dall’altro, il Legislatore dovrebbe intervenire a riordinare l’intera materia delle concessioni demaniali, in conformità ai principi di derivazione europea.
E se le Amministrazioni non si adoperassero per predisporre le gare? Le concessioni marittime, con decorrenza dal 1° gennaio 2024, cesseranno di produrre effetti.
Si apre quindi un momento storico fondamentale per le coste della penisola e un equilibrato bilanciamento di tutti gli interessi in gioco, privati e pubblici, questa volta sembra una sfida più ambiziosa che mai.